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Campo per ragazzi con diabete in Spagna: si parte!!

I ragazzi con diabete dell’associazione AAGD di Mantova stanno per andare in vacanza: nella notte fra sabato 15 e domenica 16 agosto è fissata la partenza per Valencia! Si tratterà di un campo estivo di una settimana per circa 15 giovani mantovani dai 18 anni in su, me compreso. Il programma è ricco ed interessante: seguiremo un corso di spagnolo, ma ci sarà la possibilità anche di rilassarsi al mare sulla spiaggia, cimentandosi in diverse attività sportive e culturali, approfittando inoltre della movida spagnola per divertirsi!

Ecco il nuovo logo della Associazione per l'Aiuto ai Giovani con Diabete di Mantova

Con ogni probabilità dovremmo riuscire anche ad organizzare un incontro con un gruppo di giovani spagnoli con diabete della località Castellón de la Plana (mappa) dove soggiorneremo: questa sarà un’occasione per socializzare e per confrontarsi sulle diverse realtà nazionali nel mondo del diabete, un’esperienza che a mio parere arricchisce e permette di aumentare la consapevolezza della propria condizione.

Ecco, non rimane che partire: le valigie sono ormai cariche di vestiti, di insulina (con l’apposito certificato per il viaggio in aereo), set per il microinfusore e per chi ha la celiachia anche di alimenti senza glutine… 😉 Presto su questo blog maggiori notizie ed aggiornamenti sull’andamento del campo in Spagna! Buon viaggio e buona vacanza a tutti… noi! 😀

Simone

Una bici e quattro gambe: un tandem sullo Stelvio e sul Nerone

Il tandem di David e Michela sullo StelvioLa fatica si dimezza pedalando in due… Sarà vero? 😉

Chiediamolo a chi ormai da un anno pedala sempre in coppia per portare il messaggio del diabete ovunque, anche sulle cime più dure e difficili: David Panichi e Michela Sisani hanno entrambi il diabete, ed hanno deciso di unire il loro amore alla bicicletta. Pedalando insieme su un tandem sono una testimonianza di un approccio positivo e felice alla vita e a tutto quello che essa presenta, diabete compreso.

Tutto è partito durante il Love&Bike Tour del 2008, di cui abbiamo raccontato su questo blog: ecco qui. Nel luglio 2009 David e Michela hanno raggiunto il durissimo passo dello Stelvio in occasione del Mapei Day a Bormio, insieme ad un’altra coraggiosa ciclista rosa di C&D: Chiara Andreola. Inoltre sempre col tandem hanno partecipato al Campionato Ciclisti con Diabete di Urbino con un’altra grande scalata, quella del Monte Nerone.

Ecco i loro ultimi racconti, testimonianze allegre, sincere e genuine di queste bellissime esperienze:

In bocca al lupo per le vostre prossime avventure!

Simone

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Col diabete contro tutti, in bici e nel triathlon: due gare a maggio

Simone alla partenza della granfondo di Reggio Emilia

Simone alla partenza della granfondo di Reggio Emilia

Il diabete: per molti è un handicap, un fattore limitante nella vita quotidiana. Figuriamoci nello sport, ed ancor di più nelle competizioni agonistiche. Ma questo è solo un altro dei tanti pregiudizi che avvolgono il mondo del diabete, con la visione distorta che ne ha la popolazione. Pregiudizi che non risparmiano nemmeno molte fra le stesse persone con diabete, e perfino molti dottori e diabetologi.

Sono pregiudizi, appunto, che vanno sfatati. Ultimamente in molti si danno da fare per combattere questi preconcetti: anche lo sport può contribuire a questo.

Io cerco di sfruttare la mia passione per lo sport, ed in particolare per la bicicletta, per cercare di fare qualcosa di buono, di utile anche per gli altri, supportando la causa del diabete. In questo percorso ho incontrato tante altri atleti con diabete come me, ad esempio i ciclisti di Ciclismo&Diabete.

Ecco cosa mi spinge a gareggiare, oltre alla passione ed alla voglia di divertirmi: la voglia di promuovere la persona con diabete nella società, combattendo i pregiudizi, e migliorando il mio stesso autocontrollo metabolico grazie all’attività fisica.

Il gruppo di ciclisti parte alla granfondo di Reggio Emilia

Il gruppo di ciclisti parte alla granfondo di Reggio Emilia

Domenica 10 maggio ho preso parte alla granfondo ciclistica “La Due Passi Matildica” di Reggio Emilia, tesserato con la squadra UC Ceresarese. Per 118km ho pedalato sotto al sole in mezzo ad altri circa 1500 ciclisti senza diabete, affrontando diverse salite impegnative con un dislivello totale di circa 1000m ed attraversando i paesaggi bellissimi dei castelli della contessa Matilde di Canossa. Il tempo che ho impiegato è stato di 3 ore e 45 minuti per una media di 31km/h. E tutto questo portando sulla maglia le scritte Changing Diabetes, così che tutti potessero vedere che il diabete era in mezzo a loro e gareggiava insieme a loro, toccando con mano la normalità delle persone con diabete. Magari ho anche ispirato altri ciclisti con diabete a venire allo scoperto: alcuni purtroppo nascondo la loro condizione per paura o vergogna.

Simone sul traguardo dopo la corsa del triathlon di Piacenza

Simone sul traguardo dopo la corsa del triathlon di Piacenza

Due settimane di riposo ed allenamento mi hanno portato il 24 maggio a Piacenza, prendendo parte alla gara di triathlon sprint, con i colori del CUS Trento. In successione e con continuità le tre discipline sono state: 750m di nuoto in piscina olimpionica, 20km di bici praticamente pianeggianti e 5km di corsa sotto un sole cocente di mezzogiorno a più di 30 gradi di temperatura. Il tutto in 1 ora e 8 minuti. Anche in questa disciplina, che sembra così estrema e riservata a “super-uomini”, ho voluto portare avanti la mia sfida col diabete.

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Quattro anni fa il diabete… Il mio esordio

Oggi è il 28 ottobre, si festeggia San Simone, il mio onomastico. Ed oggi, 28 ottobre 2008, è anche uno speciale anniversario per me: ormai sono passati quattro anni dal mio esordio col diabete.

Nel 2004 le mie analisi del sangue parlavano chiaro: la glicemia era altissima, avevo il diabete di tipo 1. Prima di tutto arrivarono le sensazioni, che invasero la mia testa in quei giorni: le preoccupazioni, la sorpresa, l’incredulità, la incomprensione, la rabbia, la paura, la confusione. Poi le cose urgenti da fare: le file agli uffici, le carte burocratiche, i certificati, le ricette per le farmacie, e soprattutto i medici e gli ambulatori. Ed in particolare l’ansia e la tristezza della prima giornata passata nel buio seminterrato del centro diabetologico per gli adulti dell’ospedale: era il 28 ottobre 2004, appunto.

Avevo 17 anni appena compiuti, passati fino ad allora senza particolari preoccupazioni per la salute. Il diabete arrivò come un macigno, una sorta di rivoluzione copernicana che stravolgeva tutte le mie abitudini di una vita, lasciandomi spaesato e scoraggiato, con la nostalgia di quello che avevo fatto fino al giorno prima, la paura per il futuro, e l’illusione in una rapida guarigione. Non era facile da accettare. Le prove delle glicemie, le iniezioni d’insulina, i frequenti prelievi del sangue: tutto era più difficile per me, che avevo l’incubo degli aghi. Per non parlare della mia famiglia, anche lei investita da tutto ciò e coinvolta in prima persona dalla preoccupazione.

Però qualcosa stava già cambiando, fin dalle prime settimane. Ho iniziato a leggere, a formarmi a riguardo, a combattere contro gli aspetti negativi della “malattia”, e a pensare ad un approccio diverso: iniziavo a sognare. Non avevo intenzione subire con tristezza quello che mi accadeva, non ci stavo, dovevo reagire. Lo sport e la bicicletta, le mie passioni, la mia curiosità e caparbietà, una famiglia premurosa, attenta e vicina, la mia fede sincera in Dio: tutto questo mi ha aiutato a trovare il modo e la forza di accettare e vivere serenamente questa nuova condizione, cercando di cogliere anche gli aspetti positivi in ogni cosa, senza mai accontentarsi di restare a galla, ma volendo andare oltre, affrontando con decisione la vita.

Oggi, a 21 anni, non riesco ad immaginare una vita senza il diabete: tutto è diventato quotidiano e normale. Il diabete non è più qualcosa di estraneo: è una parte di me, che vivo esattamente come la necessità di mangiare, bere, respirare, cercando di fare del mio meglio. Non provo più nessuna rabbia o nostalgia, solo la speranza per un futuro migliore, senza l’ossessione della cura definitiva. La mia vita è certamente cambiata, ma credo che le difficoltà siano sempre presenti. L’importante è stare bene con sé stessi, cercando di vivere bene le nuove occasioni che ci vengono presentate. Il diabete può addirittura renderci più forti. Per questo devo ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini e che tuttora mi aiutano.

Quattro anni non sono molti, se confrontanti con molte persone vicine a me che hanno trascorso con coraggio parecchio tempo in più insieme al diabete. Ma ogni storia è diversa, ed in questi anni ho fatto molto per il diabete, con impegno e determinazione, e spero che queste siano cose buone. Ho accumulato tante esperienze positive da condividere e comunicare agli altri.

Secondo molti dovrei pensare che il Santo che porta il mio stesso nome mi abbia portato sfortuna, e che oggi non ci sia nulla da festeggiare. All’inizio anch’io la pensavo così. Ma ora ho una nuova visione delle cose, quindi io non sono d’accordo: ho avuto un esordio senza complicanze, senza nemmeno la necessità del ricovero in quanto la diagnosi era stata abbastanza precoce. Inoltre oggi mi sento realizzato nelle cose che faccio, e continuo a rincorrere gli stessi sogni di prima. Tutto sommato, quel giorno d’ottobre di quattro anni fa, San Simone mi ha protetto, e devo essere riconoscente perché quel giorno sono stato salvato.

Simone

Anche gli imprevisti votano per l’attività fisica

Un imprevisto può diventare l’occasione per fare movimento, e quindi per sfruttare i benefici dell’attività fisica per chi ha il diabete (ma anche per chi il diabete non ce l’ha o lo vuole prevenire).

Riporto qui sotto un esempio “casuale” (ispirato ad una recente esperienza personale osservata recentemente, domenica 31 agosto alle 7:50 di mattina). Per mantenerne l’anonimato (…), i due protagonisti verranno chiamati A e B

Un giorno A deve raggiungere B, il quale si trova a 12 km di distanza. Ma A non dispone di un mezzo di trasporto motorizzato, ed essendo domenica anche le corriere non sono disponibili. Di solito A non fa molto sport. Che fare? Rinunciare? O cercare disperatamente un passaggio in macchina da amici e parenti? NO! A non si arrende, prende coraggio e decide di usare la sua vecchia bici! In soli 45 minuti arriva a destinazione senza troppa fatica, con i seguenti risultati: migliora la sua forma fisica, guadagna benefici per il proprio apparato cardio-respiratorio, abbassa la sua glicemia di diverse decine di unità, migliora il controllo del proprio diabete, brucia ben 250 Kcal circa… E soprattutto, raggiunge la destinazione, cioè B..! Inoltre A scopre che in fondo non è così male fare movimento: perché no, potrebbe essere l’inizio di un’abitudine!

La vecchia bici protagonista della storia

La vecchia bici protagonista della storia

Che dire?! Ben vengano gli imprevisti! 😉

La morale di questo breve aneddoto si può riassumere nell’importanza di sfruttare ogni piccola occasione per fare movimento, guadagnando quindi punti positivi per la propria salute.

Simone